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Ricordate Carosone

 

di Gilberto Paraschiva

E' il titolo di un pot-pourri da me inciso nel 1961, un anno dopo che il celebre pianista-cantante napoletano aveva dato l'addio alle scene. Non starò qui a chiedermi se la sua decisione di ritirarsi all'apice della sua carriera artistica sia stata dovuta al fatto di aver ricevuto dalla Madonna una grazia per il figlio Pino, o per aver capito che il suo complesso stava per essere surclassato da altri complessi stranieri (tipo Beatles, Platters, Rokes o Rolling Stones).

 

Un fatto è certo che questo mio pot-pourri comprendente i migliori successi di Carosone fra cui "La Pansè", "Chella là", "Tu vuo' fà l'americano", "T'è piaciuta", "Io, mammeta e tu", "Caravan Petrol", "'O sarracino" ecc. servì a tenere vivo il ricordo di Renato per circa una quindicina d'anni fino a quando, un bel giorno del '75, Sergio Bernardini, proprietario della Bussola, un famoso locale della Versilia nel quale molti anni prima avevo lavorato come batterista assieme a Don Marino Barreto, non convince il celebre pianista "napoletaneritreo" a ritornare sulle scene. Dopo circa due mesi di prove con 20 elementi d'orchestra il 9 Agosto 1975 alla Bussola di Foccette in Versilia trionfale rientro di Renato Carosone al quale ho il piacere di assistere quale inviato speciale di una nota Emittente Televisiva Partenopea. (Avevo appeso al chiodo la batteria e facevo il giornalista nonché presentatore di spettacoli Televisivi, Teatrali e Feste di Piazza). Rivedendo Renato con tanti elementi d'Orchestra, ero ritornato con la mente in Africa e precisamente all'Asmara dove alla sua serata d'addio al Cinema Teatro Impero aveva ideato un gigantesco orologio e da ogni ora aveva collocato un elemento della sua favolosa orchestra di 12 elementi, con alcuni dei quali ebbi il piacere di suonare per un'altra mezza dozzina d'anni fin quando giunse il momento che non dovetti rimpatriare anch'io. Ricordo che, essendo nato io ad Alessandria d'Egitto spesse volte avevo canticchiato a Renato delle nenie prettamente arabe (che non hanno nulla a che vedere con quelle eritree) e lo vedevo diligentemente prendere degli appunti e, solo alcuni anni dopo, arrivato in Italia, riscontrai, (ma, credetemi, senza alcun disappunto ma, anzi, con piacere) che erano nate: "Caravan Petrol" e "'O sarracino". Il merito dei successi di Renato è dovuto gran parte anche alla penna di Nicola Salerno (in arte: Nisa), autore di quasi tutte le canzoni di Carosone la cui casa a Napoli si trovava più o meno alla stessa distanza della mia dalla sua, quando entrambi eravamo all'Asmara , città dalla quale se ne andò definitivamente nell'Agosto del 1946. Fu uno dei miei più grandi dolori: seppur di 11 anni più grande, io, quindicenne, mi stavo staccando dall'amico ventiseienne dal quale aveva imparato già tanti "segreti" riguardanti il mondo della musica leggera!
Lo ritroverò12 anni dopo al "Caprice" di Milano, ma lo riperderò una seconda volta, dopo appena un paio d'anni, quando il 7 Settembre 1960, nel corso della trasmissione televisiva "Serata di Gala" quasi, quasi, ruba il microfono alla Presentatrice Emma Danieli per annunciare il suo ritiro.
Sarà uno shock per quasi tutti gli italiani, figuratevi per me. Nasce così: "Ricordate Carosone", un pot-pourri che Renato aveva tanto gradito ed apprezzato e che avrebbe voluto contraccambiare l'omaggio con un suo quadro da mettere in copertina nella mia antologia annuale "Il pianeta dell'amore" ma, in questi ultimi tempi, non se la sentiva nemmeno più di dipingere... Sì perché dovete sapere che Renato oltre che suonare divinamente bene il pianoforte era anche un provetto pittore ed anche abbastanza quotato. Il 20 Maggio 2001 mi ha fatto lo..."scherzo" di andarsene per la terza volta. No, non è possibile, non ci credo!... E' partito per l'ultima tournée, una tournée dove avrà anche la possibilità di farsi ascoltare da tutti quei suoi maestri che ha incontrato nel suo percorso pianistico: Bach, Beethoven, Czerny, Chopin, Liszt, Hanon, Fozzoli ecc. e non parlerà, forse, né italiano né "napulitano" ma la lingua che capiscono tutti, la lingua che parlano gli angeli del Paradiso: la musica! Sì: solo musica senza parole. Ma sono certo che se incontrerà Nicola Salerno (Nisa), non gli farà certo il torto di non cantare "Torero", "Caravan Petrol", " 'O Sarracino" e "Tu vuo' fà l'americano"; anche se Lassù non vi è la Siae ne sarà ugualmente felice e...gli angeli si divertiranno un mondo. Per questa lunga interminabile tournée che posso dire ancora al mio amico Renato Carosone? Che Dio ti abbia in gloria nel paradiso degli artisti.

Gilbert Paraschiva a 14 anni iniziò a suonare la batteria ed a cantare in un complesso formato dagli elementi che Renato Carosone aveva lasciato all'Asmara in Eritrea (pur continuando a cantare, suonare e studiare. Poi fu autore, musicista, giornalista, poeta.